L'espansione di Abar: un intuito del del tutto femminile.

Nel 1971 ci siamo trasferiti nello stabilimento dove oggi ci troviamo.
50 anni fa non era così grande come lo è ora.
Ma già allora quel capannone di 2000 metri quadrati in via Pusiano fu per tutti noi un grande spazio di respiro.
Soprattutto se penso a dove eravamo in precedenza a Milano, nella prima sede di Abar.
Quello stabilimento si trovava a poca distanza dalle case: il rumore delle nostre macchine di stampa avrebbe potuto disturbare i vicini, ma nessuna famiglia mai si lamentò.
Nessuno disse mai niente, protestò o chiamò qualcuno.
Eppure, già intuivo che i tempi per noi sarebbero cambiati, che presto avremmo avuto bisogno di uno spazio più grande.
È stato un intuito femminile: l’idea espansionistica nasce sempre dal colore rosa.

A mio marito venivano sempre i dubbi sulle decisioni da prendere: «Ora non possiamo, non è il momento».
Io invece non mi facevo prendere dai suoi dubbi e lo rassicuravo con i numeri a sostegno delle mie scelte.
Facevo sempre i calcoli prima di prendere una decisione: era il mio mestiere di contabile che mi aiutava a farlo.
E là dove non arrivavano le mie competenze mi facevo consigliare da chi ne sapeva più di me in materia.

Più di una volta sono andata nella sede della Banca Popolare di Milano e della Banca Commerciale a parlare con i direttori per i finanziamenti all’azienda.
Vennero anche a vedere il nostro stabilimento.
Fu allora che si resero conto di che cosa avevamo messo in piedi.
Si sorpresero delle idee innovative di mio marito, si congratularono per il primo brevetto di Abar.
Così, alla fine firmai il contratto per il mutuo: l’area dove oggi poggia Abar da quel giorno diventò nostra.

Make it with Abar’s Touch!

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