Un inventore cartotecnico con la soluzione in tasca.

Un giorno mi chiamò il direttore vendite di una grossa industria farmaceutica.
Erano gli anni ’70, noi eravamo ancora piccoli, ma con grandi idee in testa.
C’erano 20 persone in riunione dall’altro capo del telefono.
Erano nel pieno di una discussione che non trovava sbocchi.
Il tema sul tavolo era tra i più ostici per un’azienda: non riuscivano a vendere il loro prodotto di punta.
«Eppure è un ottimo prodotto» – continuavano a ripetermi – «ma nessuno lo vuole comprare».
L’idea che un inventore cartotecnico abbia sempre una soluzione in tasca non è una leggenda se quella tasca è piena di esperienza.
Quel giorno avevano chiamato per chiedermi di tirarne fuori una per loro dalla mia.

«Va bene», dissi quando andai nella loro sede per capire il problema nel dettaglio e ascoltare le loro richieste.
«Troverò il tempo per pensarci sopra».
Ma mentre ritornavo in auto quello stesso giorno stavo già pensando alla soluzione.
Noi inventori cartotecnici siamo fatti così.
Non programmiamo il lavoro: siamo programmati per affrontarlo subito.

Pensai allora a un uso più comodo e immediato del prodotto.
A una soluzione cartotecnica che consentisse alle persone di averlo a disposizione in ogni momento ne avessero avuto bisogno.
Una soluzione rivolta anche ai giovani, quindi.
Progettai un sottile porta-blister tascabile che avrebbe liberato l’utilizzatore dal volume ingombrante della scatola.
Una volta aperta, bastava staccare il porta-blister dalla scatola e applicare il blister di compresse al piccolo astuccio.
Un’idea tascabile da mettere nella tasca dei pantaloni, in quella interna della giacca o della borsa.
Da quel giorno le vendite del prodotto farmaceutico invertirono la tendenza e tornarono a salire.

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