La costruzione di Abar con la forza della coesione.

Siamo andati avanti un giorno dopo l’altro, accompagnati dal nostro obiettivo, non dalla nostra pianificazione.
Essere sempre presenti e attivi, risolvere problemi, mai accantonarli: se si fossero presentati li avremmo affrontati senza indugi.
I momenti difficili ci sono stati, ma è normale: ogni epoca ha i propri.
Quelli di allora erano belli tosti, ma ciò che li accomuna ai problemi di oggi è il fatto che, in qualunque momento si presentino, da loro si impara sempre.
Così, le difficoltà di allora ci hanno fatto diventare quello che siamo.

In Abar abbiamo sempre risolto i problemi del cliente non i nostri, perché il problema del cliente diventava per immedesimazione il nostro lavoro.
Nel farlo, l’obiettivo era fargli risparmiare tempo e denaro.
E per arrivare a questo c’era solo una strada che potevamo percorrere: l’innovazione.
Da subito abbiamo capito che la realizzazione di un’idea andava certificata e protetta.
I brevetti mettevano al sicuro i prodotti del cliente e garantivano la necessaria sicurezza della macchinabilità negli impianti di produzione.

A volte la produzione rallentava, le spedizioni non partivano a causa degli scioperi degli anni ’70.
Li abbiamo sempre affrontati con molta calma e la necessaria dose di ragione.
La calma della ragione ci portava a non entrare in contrasto con il sindacato e a costruire un rapporto trasparente con i dipendenti.
A loro non smettevamo mai di dire che l’azienda è di chi ci lavora.
Se insieme avessimo mantenuto Abar con il lavoro avremmo potuto mantenere ognuno di loro.
La nostra forza è stata la coesione tra me e mio marito, e tra noi due e tutti loro.

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